Un webinar su un altro tema di attualità, si è tenuto il 30 settembre 2021: la realtà aumentata e i suoi ambiti multidisciplinari di applicazione.
Per fare il punto della situazione in Italia, sono intervenute:
- Monica Carella, project manager di Optip;
- Dominga Ignomeriello, Evholo start-up;
- Sara Stimilli, Navho start-up.
Hanno fatto raccontato delle applicazioni delle nuove tecnologie in diversi settori, dalla sanità, all’architettura, alla moda e alla nautica, e raccogliere richieste dalle aziende.
Ha moderato il dibattito il giornalista e divulgatore scientifico Mario Maffei.
Vi riportiamo gli abstract degli interventi. In coda all’articolo è possibile rivedere l’intero webinar.
Maffei: La realtà aumentata è quel sistema che consente di vedere la realtà circostante aumentata da alcuni elementi grafici, virtuali, attraverso l’uso di speciali occhiali e sistemi software e hardware. Una cosa molto diversa dalla realtà virtuale con la quale la si confonde e che, invece, è totalmente immersiva. Attraverso occhiali oscurati, abbiamo una visione totalmente ipotetica e progettata da programmatori. Non so se ricordate lo spot televisiva della Tim 5G, nel quale un medico futurista interveniva chirurgicamente da New York in Europa salvando la vita del paziente: è fiction, ma c’è un fondo di verità.
Carella: Ho il ruolo di project manager di Optip e mi occupo di sviluppare il business di prodotti digital per Predict. Proprio grazie al core business di questa azienda, è stato possibile sviluppare un percorso sfidante di sviluppo e commercializzazione di prodotti della stessa Predict. E la digital unit è l’espressione di questo percorso e oggi permette di offrire sul mercato prodotti ad alto contenuto tecnologico e innovativo, partendo principalmente dalle tecnologie presenti sul mercato in termini di realtà aumentata e robotica, abbiamo realizzato prodotti digital che hanno una forte verticalizzazione nell’ambito healthcare. Uno di questi, Optip, si inserisce in questo tema perché sfrutta le potenzialità della realtà aumentata per offrire servizi e applicazioni in generale utili in generale nella medicina
Che cos’è Optip? E’ un software di video comunicazione che, tramite l’uso di appositi visori che possono essere sia di mixed reality che di augmetity reality, permette di connettere utenti geograficamente distanti nello spazio, affinché si possano collegare per effettuare anche operazioni complesse. Rivestono ruolo importante, i visori che essendo indossabili e consentendo l’integrazione a mani libere, permettono all’utente che li indossa di essere sempre guidato e di avere consulenza da parte di un utente remoto che, invece, rimane dietro un computer e utilizza un’applicazione web. Lo scopo, quindi, che offre Optit è azzerare le distanze e ha una storia abbastanza particolare, perché Optit nasce nella nostra azienda, a partire dalle applicazioni per l’assistenza tecnica sulle apparecchiature medicali, però l’intento era quello di dare uno strumento in grado di ottimizzare i tempi di intervento e i fermi macchina e offrire un servizio di qualità. Quando siamo andati dai nostri clienti per portare questo servizio innovativo e far vedere come fare manutenzione in maniera evoluta, sono stati loro a indirizzarci su un nuovo scenario, perché hanno individuato in questo strumento la possibilità di poterlo utilizzare per i propri professionali. Abbiamo voluto ascoltare il mercato e lavorare per offrire un prodotto che oggi è certificato come medical device ed è usato in diverse applicazioni nell’ambito healtcare, in primis consulenza, supporto e formazione in sala operatoria, la gestione dell’emergenza-urgenza e anche le visite effettuate in tele-ecografia.
Ignomeriello: Rappresento Evholo, una start-up ad alta tecnologia, sono la sales manager e mi occupo anche in parallelo dello sviluppo del prodotto. L’idea di fondo è di usare la realtà aumentata per generare nuovi modelli di business. Cosa s’intende? Innanzitutto i mercati in generale, i privati e tutte quelle persone che sono particolarmente illuminate e che riescono a recepire per tempo il cambiamento. Questo cambiamento può essere condotto con l’introduzione di queste nuove tecnologie e ci rivolgiamo, quindi, a grandi e medie aziende ma anche start-up che hanno una vision e il nostro ruolo è di elaborare dei percorsi che siano mirati nell’ambito della ditigal transformation.
In che modo? Definendo, elaborando o decodificando nuove idee o i nuovi processi che mutano introducendo la realtà aumentata, quindi generiamo progetti e li accompagniamo e questo avviene nell’ambito del fashion, della moda, così come è interessantissimo quello su cui stiamo lavorando nell’ambito dell’architettura dove c’è un valore aggiunto enorme perché si bruciano tutte le parti intermedie di progetto e si passa all’effetto della realtà aumentata che è estremamente comunicativa, quindi, l’obiettivo principale per noi e per le aziende per cui lavoriamo è quello innanzitutto di definire una strategia e dare un vantaggio competitivo sul mercato che le rende ben posizionate. Dall’altro, c’è quello che è comune a entrambi ed è dare valore aggiunto all’utente o al cliente finale che si troverà in una situazione finale di servizio, prodotto o outfit che risulterà 4.0 e quindi con tutto quello che implicano le nuove tecnologie. Noi ci troviamo a lavorare su progetti interessanti, a creare nuove situazioni per, oserei dire, aziende pioneristiche.
Stimilli: Sono consulente comunicazione per la società start-up Navho. La mia esperienza professionale nasce nel mondo della yachttistica dove ho lavorato per moltissimi anni. Poi mi sono imbattuta nei due soci fondatori di Navho che, grazie alla loro passione per il mare, hanno deciso di trasferire la tecnologia degli hololens a questo settore che sta vivendo in questo momento una rinascita fantastica. L’anno nautico inizia dal primo settembre e siamo in pieno svolgimento di fiere che stanno andando benissimo e quindi quale occasione migliore per applicare questa tecnologia. Queste aziende sono un po’ visionare. Se c’è un settore che può accogliere e raccogliere questa sfida è sicuramente questo. Tramite l’utilizzo di hololens e di realtà aumentata si riesce a materializzare oggetti contestualizzandoli nella realtà in tempi reali.
Cosa significa questo in ambito navale e di yacht? Che ci sono tantissimi valori aggiunti, ad esempio, si può offrire assistenza tecnica a distanza, quindi si può accorciare le distanze. Se la barca è in navigazione o si trova dall’altra parte del mondo rispetto ai cantieri e ai tecnici, con la tecnologia hololens e l’operatore che è in sede, si può aiutare chi è a bordo a cercare una soluzione su un qualsiasi malfunzionamento prima ancora che l’armatore e i suoi ospiti se ne possano accorgere. Questo, in ambito di contenimento costi, di velocità di intervento è fondamentale e futuristico. Si può offrire il training agli equipaggi, una formazione alle persone che poi dovranno mettere le mani sui sistemi e sugli impianti, visualizzare localizzandoli in maniera precisa e questa è una cosa incredibile tutti i sistemi di bordo, ma anche strade cavi nascoste da ferro, paratie, tutto quello che l’occhio non vede più, quindi sistemi di area condizionata, tubazioni e tutto quello che non vediamo più una volta ultimata la barca.
C’è anche un fattore di costumer experience notevole perché l’armatore può seguire i lavori della sua barca passo passo, anche stando comodamente a casa sua, indossando gli hololens e anche configurare, perché gli interni, posizionandoli come più gli piacciono o creare uno scenario di illuminazione desiderato per il comfort a bordo. E’ una tecnologia non solo sulla carta, ma già applicata su 2 progetti che stanno navigando e che sono stati presentati, uno dei quali ai saloni di Cannes e Montecarlo: è un cantiere delle Marche, sicuramente pioniere nell’accogliere la sfida. Hanno installato sul loro primo modello chiamato Flex explorer che ha avuto un grandissimo successo.